Il 1 luglio del 1960 finisce definitivamente l’avventura coloniale italiana in Africa, quella che nei libri di storia ci veniva spiegata con l’aspirazione a possedere “un posto al sole” al pari delle altre potenze europee. Esattamente 56 anni fa, per essere più chiari, La Somalia divenne Stato indipendente, affrancandosi dalla dominazione italiana che, neutralizzata nei fatti con la fine del Secondo conflitto mondiale, aveva beneficiato di una proroga formale dalle Nazioni Unite: per un decennio esatto, dal 1 luglio del 1950 al 1 luglio del 1960, Roma ebbe il controllo della Somalia attraverso le cosiddette amministrazioni fiduciarie, guidate da diplomatici scelti dai vari governi. Quel periodo di transizione avrebbe dovuto preparare la Somalia ad una completa emancipazione, affinché il Paese potesse procedere in completa autonomia. Il 1 luglio del 1960 segna dunque la chiusura di una parentesi durata ottant’anni, quella dell’effimero impero nell’Africa orientale italiana: Libia, i territori dell’Eritrea, dell’Etiopia e, appunto della Somalia. Quest’ultima, inizialmente controllata attraverso le compagnie commerciali, venne poi sottoposta alle maniere forti del governatore fascista Cesare Maria De Vecchi, che aprì una fase di ostilità dichiarata verso le popolazioni locali. Sarà per questo che un mio insegnante di storia delle scuole medie, fingendo di sbagliarsi, ci parlava frequentemente del “coglionalismo italiano”:
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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