Sarà perché gira sempre meno musica che amavo, sarà perché il coro degli angeli (o chissà chi e cosa) è sempre più folto di musiche che si uniscono e si mischiano da Battisti a Dalla, da Michael Jackson a George Michael, da David Bowie a Enzo Jannacci passando per Giorgio Gaber, Pino Daniele e Fabrizio De André, sarà perché i miei vecchi vinili sono ormai volti che non invecchieranno più, ma oggi ho sentito l’esigenza di tornare con la macchina del tempo a Ivan Graziani, scomparso ormai da vent’anni il primo gennaio 1997. Ivan è stato uno dei più bravi chitarristi italiani e un grande “raccontatore” di storie che finiva per infilarle nelle canzoni. Le sue erano piccoli ritratti e piccole gemme di bellezza mai troppo amata dai critici di allora che osannavo i vari Venditti, De Gregori, Dalla. Ivan poteva, al massimo, far parte di una grande squadra ma di serie B. Mai nell’olimpo, mai nelle citazioni degli intellettuali, mai un riconoscimento. Neppure con il primo disco “parla tu” del 1967 dove i distributori per nascondere la discreta vendita provarono a decretarne il fallimento. Eppure ha imparato il mestiere di scrivere da un altro grande affabulatore di piccole storie: quell’Herbert Pagani di “un albergo a ore”, un piccolo gioiello di canzone che è come vedere un film. Ecco, ascoltando le canzoni di Ivan Graziani vi troverete dentro un film, dove gli attori si muovono a suon di musica, quella che lui sapeva suonare divinamente. Non a caso collaborò con Lucio Battisti, Francesco De Gregori e Anontello Venditti. Le storie di Ivan sono dolcissimi racconti, da Agnese dolce Agnese a Lugano addio, passando per Paolina, Gabriele D’Annunzio e Monna Lisa. C’è dentro un mondo accovacciato e intimista in Firenze canzone triste o in “signora bionda dei ciliegi”. La canzone che esprime la bellezza del suono e del canto è, almeno per me “navi”, pubblicata nell’album Ivan Graziani, del 1982. Ci fu il tempo anche per un’apparizione al festival di Sanremo del 1985 con la canzone “Franca ti amo” e quella scritta sul muro Ivan la vide in un palazzo a ridosso del forte della Maddalenetta, ad Alghero. Perché Ivan aveva un grande cuore sardo: la madre è, appunto, algherese. E’ bello riascoltare Ivan Graziani e le sue piccole grandi storie tra il mare e la montagna: Sardegna ed Abruzzo. Bisogna avere il tempo per canticchiare parole dolci e tristi. Prendetevelo. Ne vale sinceramente la pena.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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