La Lega, già Lega Nord e prima ancora Lega Lombarda, è il più longevo partito dell’arco costituzionale (si fa per dire) italiano. I progetti politici in odor di razzismo, separatismo, nordismo, e i loro esperimenti aggregativi datano dalla metà degli Anni 80; ma la nascita della Lega Nord come singolo partito risale al giorno 8 gennaio 1991. Rileggendo velocemente le tappe di quella storia, ho trovato un dato che più o meno è noto, ma che è bene ricordare: nelle elezioni amministrative del maggio 1990 la Lega Nord, che ancora si presentava come coalizione di leghe e non come singolo partito, ottenne il 4% a livello nazionale, diventando in Lombardia il secondo partito (18,9%), davanti al Partito Comunista Italiano (18,8%). Primo partito risultò la DC (28,6%). Nella mecca del Capitalismo italiano, dunque, il destino della sinistra aveva iniziato a delinearsi già 30 anni fa. Rileggere oggi quel dato, ci aiuta a tirare delle somme. Sulla deriva vergognosa del Salvinismo, sull’impotenza politica del PD a opporre qualcosa di credibile, sullo zerbinaggio politico dei 5 Stelle non ho molto da dire, né ho voglia di farlo. Mi limito a ripetere un concetto che ho già provato ad articolare altrove: la Lega e il populismo razzista da cui ci sentiamo minacciati (per chi ha questa “sventura”) non sono figli dell’analfabetismo funzionale, come a molte anime belle piace credere. Sono invece figli del più spavaldo dei capitalismi, quello che molti di noi, anche io, hanno più o meno consapevolmente difeso e sostenuto; un capitalismo che chiede innanzitutto competizione per materie prime, lavoro, posizioni sul mercato e pretende libertà di movimento per i capitali, le merci e la forza lavoro, ma non per gli esseri umani considerati a tutto tondo, come può esserlo un disperato che fugge dalla morte. L’inferno lasciato da chi migra, e le porte sbattute in faccia da tutti i paesi del Mediterraneo Europeo, sono due facce tra loro coerenti dello stesso sistema. Questo capitalismo, e la mancanza di proposte alternative della sinistra in Occidente, ha determinato i sorpassi a cui ormai ci siamo abituati, come quello che ho ricordato qua sopra e come quello della Lega di Salvini nei confronti di ciò che resta del centrosinistra, sorpasso tuttora in corso. Che dire? Non resta che mettere da parte i piagnistei e le tattiche da torneo di boccette, e riprendere a considerare l’opzione del dirsi contro, rilevando le contraddizioni di un sistema in cui sempre più persone sono sempre meno felici, in cui i servizi pubblici e i diritti connessi vengono tagliati per far spazio all’iniziativa privata (penso alla sanità dei piccoli centri), in cui il potere d’acquisto e la capacità di fare progetti credibili diminuiscono sensibilmente (penso alla precarizzazione dei salari, alla scomparsa progressiva delle pensioni e all’accesso all’Università e al mondo del lavoro per i figli di chi inizia a non farcela). D’altra parte siamo nel paese in cui il partito più antico e retrogrado si avvia a diventare anche il partito più forte: prepararsi a un’opposizione lunga e difficile è il minimo che ci possa toccare. Dopo trent’anni di sorpassi, suona quasi liberatorio.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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